Il brivido dello speleocanyoning

Pareti verticali, laghetti sotterranei, grotte misteriose, calate nel vuoto. Se volete scoprire l’altro lato della Valmalenco, entrare nelle viscere della terra, seguire il percorso che l’acqua ha scavato nei secoli per ritrovare la luce, non c’è niente di meglio dello speleocanyoning. Mai provato? Scopritelo con noi, anche in video.

Sarà un’avventura a metà tra il canyoning, l’arrampicata e la speleologia. L’itinerario che vi proponiamo è lungo il canyon del Cormor, che si apre in Valmalenco tra il primo lago artificiale di Campo Moro e la piana di Campo Franscia in alta Val Lanterna.

Il canyon è stato scoperto e disceso il 22 agosto 2001 da Massimo Sala, Luca Maspes, Jacopo Merizzi e Marino Tonni.
Nel corso dei millenni il torrente Cormor, ora sbarrato dai bacini artificiali di Campo Moro e Gera, ha inciso profondamente il proprio letto nella tipica roccia verde della Valmalenco: la serpentinite.

Una grande paleofrana ha successivamente invaso lunghi tratti d’alveo, seppellendolo completamente. Ma il corso d’acqua, con un lento ma incessante lavoro erosivo, ha poi ritrovato un passaggio verso la luce, creando un incredibile sistema di cunicoli sotterranei.

Buona parte del canyon si trova quindi interamente al buio. L’ambiente è spettacolare e unico, per la roccia verde modellata come una vera e propria scultura naturale e per gli spiragli di luce che a tratti entrano dall’alto.

La partenza è fissata a Campo Moro, quota 1900 metri. Dopo un percorso di oltre un chilometro di discesa tra i cunicoli del Cormor, si sbucherà a Franscia, quota 1540. In tutto, ci vogliono dalle 4 alle 6 ore.

Si tratta davvero di un percorso di canyoning unico in tutte le Alpi, vivibile da aprile fino ad ottobre. Ma, ovviamente, è da provare solo accompagnati da guide alpine o esperti professionisti, poichè vi sono numerosi tratti di disarrampicata e di calata nel vuoto. Ci vuole inoltre un’attrezzatura completa da canyoning e illuminazione.

Fonte: montagna.tv – Autore: Redazione

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