La battaglia di Barmasse: salviamo la valle dell’Everest dall’inondazione

Il lago Jmja Tsho sempre più gonfio per il riscaldamento climatico

Quasi 50 milioni di metri cubi d’acqua galleggiano su un ghiacciaio himalayano a 5000 metri. E minacciano l’intera vallata del Khumbu, quella dell’Everest. La diga naturale di detriti e ghiaccio è instabile, rischia di crollare sotto la spinta dell’acqua che per effetto del riscaldamento climatico è aumentata di parecchi metri negli ultimi anni. Il lago verde tagliato dal candido e finissimo limo glaciale è lo Jmja Tsho, non distante dal campo base dell’Island Peak, lo Jmja Tse, alto 6189 metri.

Il primo a salire lassù, quando il lago glaciale non era che un decimo di quello attuale fu nel 1953 lo sherpa Tenzing Norgay, lo stesso che accompagnò in vetta all’Everest nella prima spedizione vincente della storia il neozelandese Edmund Hillary. Oggi in quelle valli glaciali che si biforcano alle spalle dell’Ama Dablam e di fronte all’Everest ci sono anche due alpinisti italiani, il valdostano Hervé Barmasse e il lombardo Daniele Bernasconi. Proprio in quei luoghi si stanno acclimatando in attesa di tentare la Sud del Nuptze, imponente quinta rocciosa davanti all’Everest. Barmasse: «Il governo nepalese intende far defluire l’acqua del lago per far scendere il livello di almeno tre metri. In realtà ne servirebbero cinque, per avere la sicurezza che l’acqua non abbatta morena e blocchi di ghiaccio».

È una lotta contro il tempo, prima che a giugno arrivino le prime devastanti piogge per effetto del monsone. Un ulteriore aumento del livello del lago provocherebbe lo sfondamento della diga naturale e un inondazione della valle del Khumbu, costellata di piccoli villaggi. «Sono migliaia le persone in pericolo», dice Barmasse.
Dopo il devastante terremoto di un anno fa, che colpì anche il campo base dell’Everest e tutta la vallata con morti e devastazioni, adesso il rischio inondazione. L’effetto del crollo delle dighe moreniche e glaciali è quello di un’esplosione. Come accadde nel 1985, in un’altra valle secondaria del Khumbu, quella che sale dalla parte opposta all’Everest, formando un’ampia «V» rispetto alla «scodella» verde centrale che accoglie il villaggio degli alpinisti, Namche Bazar, a 3440 metri. Thame, fra gli altri villaggi, venne devastato da acqua e fango con la fuoriuscita del lago Dig Tsho. «Era uno stagno rispetto allo Jmja», dice Apa Sherpa, il più famoso rappresentante dell’etnia arrivata dal Tibet mezzo millennio fa a popolare le alte terre del Nepal. Apa è salito in vetta all’Everest per 21 volte. Lui vive a Thame e si è salvato con la sua famiglia da quell’esplosione di acqua, morena e ghiaccio. Fra gli effetti dei cambiamenti climatici c’è un più rapido scioglimento dei ghiacciai che provoca l’aumento dei volumi d’acqua sui laghi a ridosso dei fronti glaciali. Temperature inconsuete sorprendono gli abitanti di questi villaggi (il più vicino al lago Jmja è Dingboche) anche per inconsueti ospiti. Lo stesso Apa Sherpa ricorda di aver visto «una mosca al campo base dell’Everest, a 5350 metri» e un nugolo di zanzare a Namche Bazar.

Fonte: lastampa.it | Autore: Enrico Martinet
Foto: da Wikipedia Commons ©credits Daniel Alton Byers



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