Le cose che non sai sulla montagna

Un viaggio attraverso gli aspetti più curiosi delle nostre vette in compagnia di un libro che le osserva con l’occhio della scienza

Qual è la montagna più alta della Terra? E quali le tecnologie che ci permettono di misurare al centimetro l’altezza delle nostre cime più maestose? Perché i fiori che crescono tra i monti sono più vistosi di quelli di pianura? E ancora: è vero che se quest’anno, visitando un ghiacciaio, perdiamo gli occhiali da Sole, possiamo calcolare dove ritrovarli l’anno prossimo? La risposta a queste domande ce la dà Jacopo Pasotti, geologo e giornalista scientifico, nel suo ultimo libro, La scienza in vetta
: un vero e proprio viaggio tra lo studio dei minerali e la tettonica a zolle fino alla botanica e la zoologia, passando attraverso la medicina, la chimica, la meteorologia… e anche un po’ di sport.

Edito da Codice Edizioni e fresco di stampa, il libro esplora con occhio curioso la montagna ed è perfetto per chi ha in programma qualche bella scampagnata ora che è estate, ma anche per chi già al ritorno dal mare vorrebbe organizzare le prossime vacanze sulla neve. Scorrendo tra le sue quattro sezioni (chiamate simpaticamente Le montagne di sottodi dentrodi fuoridi sopra, a indicare il punto di vista di chi indaga), non troverete delle semplici nozioni scientifiche, come quelle dei classici libri di scuola: leggerete piuttosto un sacco di esempi praticiracconti, qualche mito da sfatare e tante, tantissime curiosità. Dopo averlo letto, ne abbiamo raccolte cinque.

Ma chi decide di dedicarsi all’esplorazione del Parco non godrà soltanto di magnifici paesaggi, ma rimarrà anche incantato dalla vista delle meravigliose creature alpine che si aggirano nel territorio dell’area protetta, come gli splendidi scoiattoli, le lepri, le volpi, gli stambecchi, i camosci, le aquile e i gipeti che popolano, soprattutto, la Val Zebrù, la meta ideale per chi desidera osservare gli animali nel loro ambiente naturale. Sovrano incontrastato della fauna del Parco, il cervo in autunno diventa “l’osservato speciale” delle escursioni stagionali. In questo periodo dell’anno, infatti, i maschi mettono in atto le loro parate per la conquista delle femmine accompagnandole con i caratteristici bramiti che risuonano nei boschidurante tutta la giornata ma soprattutto al calar della sera, quando il richiamo d’amore diventa più intenso.

1. L’aria dei boschi può far bene alla salute
Avete mai pensato di rimettervi in forma con lo shinrin-yoku, cioè, letteralmente, con un bagno d’aria nel bosco? Si tratta di una pratica giapponese che consiglia ai pazienti lunghe passeggiate in mezzo agli alberi e che è stata riconosciuta come terapeutica. Il suo segreto, secondo gli esperti, è la presenza, nell’aria che avvolge gli alberi, di molecole volatili attive sull’organismo. Sostanze come il pinene che si diffonde dalle conifere, per esempio, e il limonene, che oltre sulla psiche e sui livelli di stress sono oggetto di studio per i loro possibili effetti su altri aspetti della fisiologia umana.

2. Come fanno gli stambecchi a non cadere (quasi) mai dalle rocce
Le zampe corte e robuste, una muscolatura massiccia, un estremo controllo dei movimenti, il baricentro basso. Ma anche e soprattutto degli zoccoli strutturati ad arte, come delle vere e proprie scarpette da arrampicata, per aggrapparsi alle rocce. Ecco i segreti degli stambecchi, che grazie a un corpo fatto su misura per percorrere le pareti verticali, riescono a galoppare e a balzare agilmente anche tra i pendii più ripidi. Addirittura con maggior sicurezza di quando hanno a disposizione un intero prato su cui correre.

3. A Cortina ci sono i ricci di mare
Più o meno 230 milioni di anni fa, le falesie delle nostre Dolomiti erano nientemeno che fondali marini, in particolare barriere coralline, di quell’enorme distesa d’acqua che era Tetide. Le forme di vita che le popolavano, e in particolare le loro parti solide, nel corso degli anni si sono trasformate in fossili, emersi poi in superficie solo in seguito al sollevamento della catena montuosa delle Alpi e all’erosione degli strati superficiali delle rocce. È per questo che oggi, anche a quota 2mila metri, continuiamo a trovare reperti di ricci marini, molluschi e spugne vissuti in ere lontanissime.

4. La stella alpina non è nata sulle Alpi
Ebbene sì, il piccolo fiore-emblema delle nostre Alpi è in realtà originario degli altipiani dell’Asia centrale e dell’Himalaya, luoghi soleggiati e dal clima molto secco. Giunta fino a noi, si è stabilita in montagna, alla ricerca di spazi luminosi e allo stesso tempo asciutti. La peluria sulle foglie? No, non è una copertina per proteggersi dal freddo, bensì uno stratagemma per regolare la traspirazione e non seccarsi.

5. Sulla neve ci sono le pulci
Si chiama Isotoma saltans, è grande 3-4 millimetri ed è così resistente al freddo e al gelo da poter sopravvivere persino suighiacciai. Si tratta di una vera e propria pulce d’alta quota, ritrovata persino sull’Himalaya, a oltre 6mila metri. Grazie a sostanze che abbassano il punto di congelamento dell’acqua nel proprio corpo (simili all’antigelo che usiamo d’inverno per l’auto), è in grado di preservare le sue cellule dalla formazione di cristalli di ghiaccio, ed è quindi resistente alle temperature sotto lo zero. Ma quando il termometro sale sopra i 12 gradi rischia di morire di caldo, nel vero senso della parola.

Fonte: tratto da wired.it/scienza/ecologia – Autore articolo: Alice Pace (Giornalista scientifica)



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