Ascoltiamo una leggenda legata ai laghetti di Sassersa che viene raccontata da Ermanno Sagliani, nell’opera “Tutto Valmalenco” (Edizioni Press, Milano):
“Due giovani fratelli, Giacomo e Giuseppe, pastori negli alpeggi soprastanti Primolo, si erano invaghiti di Alina, graziosa e capricciosa figlia di un notabile malenco. Spesso la fanciulla crudele si scherniva di loro e li sottoponeva ad umilianti prove d’amore, non decidendosi mai né per l’uno né per l’altro. Un giorno finalmente disse che avrebbe sposato il più coraggioso, colui cioè che fosse riuscito a raggiungere l’alta vetta d’una cuspide di roccia e ghiaccio dell’alta Val Sassersa, forse il Pizzo Cassandra.
I due giovani competitori partirono per la montagna con cuore intrepido e pieno di speranza; ma non fecero più ritorno. Le ore, i giorni trascorsero nell’attesa e Alina, presa da rimorso, decise di andar loro incontro. Risalì il faticoso vallone di Sassersa e, giunta stremata all’alto circo della valle dov’è ora il primo laghetto, chiamò invano i due giovani. Pentita del suo crudele capriccio pianse amare lacrime. Proseguì il cammino, poco più in alto, e qui, dopo aver invocato nuovamente e vanamente, s’abbandonò ancora ad un pianto disperato. Salì ancora, oltre una balza, e ormai senza lacrime, singhiozzò e cadde sfinita dal dolore.
Da quel giorno, nei luoghi del pianto di Alina, rimasero tre laghetti: i laghetti di Sassersa. ll primo, nero come il lutto; il secondo, verde come gli occhi di Alina e il più grande per via delle abbondanti lacrime; il terzo, piccolo e azzurro come il cielo che accolse il pentimento della fanciulla. Davanti il Pizzo Cassandra, dove perirono Giacomo e Giuseppe, sorse una cima a due punte, detta dai contadini malenchi i Gemellini, oggi Pizzo Giumellino. Le montagne, circostanti presero un color rossigno come il sangue dei due fratelli caduti.”
Fonte: paesidivaltellina.it – Testi a cura di Massimo Dei Cas